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Interviste artificiali

Stante il gran fiorire di nuovi siti che ospitano IA, questa volta in agenzia per la nostra rubrica Interviste Artificiali abbiamo deciso di provare Midjourney.

Il meccanismo di funzionamento è innanzitutto attraverso Discord un social che permette gratuitamente di associare server alla propria pagine e gruppi dove puoi invitare i tuoi amici, o tu stesso puoi unirti ad altri. Inoltre, permette chiamate vocali, con o senza webcam e addirittura un ottimo screen sharing sia da PC che da telefono. Il QR su desktop è un buon modo per facilitare il login e allo stesso modo rendere l’accesso sicuro. Questo per chi non conosce Discord.

Andiamo a Midjourney.

Una volta registrati su Discord (non è propriamente intuitivo arrivare a fare funzionare il tutto ma è fattibile) e in particolare sulla pagina di Midjourney abbiamo selezionato le stanze newbies. La semantica è semplice: /imagine. Al prompt si possono mettere frasi, parole divise da una virgola, qualsiasi definizione utile a spiegare un’immagine. Ecco per esempio l’immagine di un pomodoro alla finestra ottenuta inserendo al prompt: tomato, balcony.

immagine di pomodoro generato da IA

 

Veniamo alle valutazioni.

L’immagine deve offrire il testo, il contesto, il sottotesto e i colori sono fondamentali per trasmettere ora serenità, ora dramma, ora passione o qualsiasi altra emozione. E come nella musica basta spostare un semitono per ottenere tutto un altro accordo così nei colori e nei tratti, nei dettagli in pratica, si fa la vera differenza dell’immagine.

Un’osservazione partita dai nostri graphic designer è che vi è nelle immagini prodotte una predilezione per il dramma con i rossi e i blu in qualche modo eccessivi e una luce sempre troppo contrastata. Questa è probabilmente l’intenzione di chi ha programmato questa IA.

I dati, gli inputs forniti dagli utenti, sono formativi per la stessa IA, la quale sta molto velocemente passando dall’immaginifico, all’onirico andando così a parlare direttamente all’inconscio di chi vede le immagini. Se è vero che i motori di ricerca ti dicono non ciò che la gente pensa ma il modo in cui si pensa è possibile che una macchina si faccia un’idea molto rapidamente e altrettanto chiaramente dei nostri pensieri e forse anche del nostro inconscio.

Come agenzia di pubblicità e comunicazione ci confrontiamo ogni giorno con la necessità di avere immagini nuove che non siano già state utilizzate e che siano rappresentative di un mood, di un sentimento, di un’idea. Troppo spesso le immagini che si trovano on-line sono già state utilizzate, o sono stereotipate e ormai quasi chiunque è in grado di cogliere la differenza tra una foto scattata e un’immagine acquisita da una library on line. D’altra parte i clienti non hanno budget infinito e quindi spesso tocca accontentarsi. Questa IA sembra una buona alternativa.

Un avvertimento che è nell’aria, suggerito da chi per fare un’illustrazione impiega qualche ora, è d’obbligo. Se oltre a cominciare a cedere parti di lavoro fisico, cediamo alle macchine anche la capacità di scrivere, produrre immagini e creare musica, cediamo di fatto ad esse la nostra capacità di associare a un significato un suono o un’immagine.  E non possiamo sapere dove ci porti questa cessione di sovranità creativa.

Senza questo processo, all’origine stessa del linguaggio, non saremmo ciò che siamo e delegarlo non sembra, almeno apparentemente una buona idea. Tuttavia la conoscenza va in una sola direzione e non retrocede mai. In questo somiglia molto a qualsiasi processo entropico: provate voi a rimettere insieme un bicchiere rotto in modo che torni ad essere esattamente come prima. Non è possibile.  Poiché però l’entropia poco alla volta porta alla morte termica dell’universo, non vorremmo che al capolinea di questo processo ci aspetti qualcosa di simile alla morte termica della creatività.

Ciò detto l’applicazione è quasi prodigiosa, in pochi istanti si possono ottenere immagini strabilianti.

Per cercare di strabiliare a nostra volta l’IA abbiamo chiesto di farci uno squalo con le ruote (in evidenza). Anche in questo caso l’IA è stata in grado di darci un’immagine calzante perché uno squalo con le ruote si può vedere solo nei fumetti e di fatto il taglio dell’immagine è molto cartoon senza per altro averlo chiesto.

Insomma tutto bello ma  quali sono le critiche che gli intellettuali muovono in generale alla IA? Ne riportiamo alcune catturate on line:

  • Sostituzione dell’uomo: molti intellettuali si preoccupano che l’IA sostituirà il lavoro umano, portando alla disoccupazione e all’insicurezza economica. Ci sono anche preoccupazioni sul fatto che l’IA potrebbe eliminare le professioni tradizionali, come i lavori di segreteria, gli impiegati di banca e persino i medici.
  • Discriminazione: c’è preoccupazione che l’IA possa perpetuare la discriminazione e il pregiudizio esistenti nella società. Ad esempio, l’IA potrebbe essere programmata per discriminare le persone in base alla razza, all’etnia, al genere o orientamento sessuale.
  • Opacità: molte IA sono complesse e non facilmente comprensibili. Ciò significa che non è chiaro come funzionano esattamente e quali risultati potrebbero produrre. Questa impossibilità di vedere chiaramente i processi che portano agli outputs della IA solleva preoccupazioni sull’etica, sulla responsabilità e sulla trasparenza.
  • Privacy: l’IA richiede una grande quantità di dati per funzionare e già ora non è chiaro come e dove peschino i dati e se è legale l’accesso ai dati con i quali sono alimentate.

Infine non dimentichiamoci che la IA non è un ente a sé ma qualcuno l’ha programmata così e le motivazioni che stanno dietro questo tipo di lavoro possono essere le più varie.