Nomen Omen: l'importanza del brand, dell'etichetta e del naming

Oggi è il primo giorno di primavera e io non posso vederlo.

A New York, madison avenue è il tempio delle grandi agenzie di pubblicita. Un giovane creativo il cui nome si perde nella leggenda ha appena fatto colazione:

Caffè, croissant e una spremuta di pompelmo. Senza particolare fretta percorre il largo marciapiede, un bel sole inonda la strada di luce. Attorno a lui il formicolio dei passanti è frenetico: non sono ancora le otto e trenta, ognuno ha un ufficio che l’aspetta. Il creativo è arrivato all’altezza di un clochard. Il vecchio se ne sta con le spalle appoggiate a un grosso stabile con le gambe distese, accanto ha un bastone bianco e un cappello rivoltato che accoglie una monetina solitaria e spaesata. Il giovane si ferma a leggere il piccolo cartello scritto a mano. La richiesta è prevedibile: “sono un povero cieco. Fate la carità”. Istintivamente affonda la mano in tasca in cerca di una moneta, ma poi cambia idea: “scusi, le dispiace se rifaccio la scritta al suo cartello?” “provi, se vuole, tanto, peggio di così… ” il giovanotto gira il cartello, scrive due righe e lo riposiziona in modo che risulti ben visibile

“eccolo, fatto a modo”. “ma cos’ha scritto?” chiede il cieco. “più o meno la stessa cosa che aveva scritto lei”. Il giovane creativo raggiunge la sua agenzia e si tuffa nel vortice del suo non facile lavoro:

I clienti sono incontentabili e c’è sempre qualcos’altro da inventare. Anche a lui servirebbe un cappello che gli permetta di tirar fuori idee a getto continuo, senza fatica. Quando la sua giornata di lavoro finisce, alle cinque, c’è un sole giallo limone ancora gagliardo che sembra deciso a non tramontare, l’aria si mantiene frizzantina ma è già più tiepida degli altri giorni. In senso contrario ripercorre lo stesso marciapiede dell’andata. All’altezza del cieco si ferma. La scena è immutata ma il tintinnio delle monete che rimbalzano nel cappello prosegue sotto I suoi occhi. La generosità è diventata un flusso inarrestabile. Sta per dire qualcosa ma il vecchio cieco lo precede. “lei è quel signore di stamattina, l’ho riconosciuto dal passo”, “sì, sono 10. Non è andata poi così male, ha visto?”. “io direi che non è mai andata così bene. Mi imbarazzava chiedere ai passanti quale fosse la frase del mio cartello, ma morivo dalla voglia di farlo. Me lo dica, per piacere, quello che ha scritto”. “niente di speciale, lei mi ha dato un’opportunità e”. “e lei l’ha colta subito al volo” interviene il vecchio con un’ansia ormai ingovernabile. “dunque, che c’è scritto?” “oggi e il primo giorno di primavera, e io non posso vederlo”.